domenica 1 maggio 2011

La forza di Nagatomo

Voglio diventare il miglior terzino del mondo "sekai ichi no saido bakku ni naru".


L'Italia calcistica sta lentamente conoscendo le abilità di un grande giocatore: Yuto Nagatomo.

Il ventiquattrenne originario della località meridionale di Saijo, ultimo fra i Giapponesi approdati in Serie A, è il primo a giocare in un club Campione del Mondo, l'Internazionale F.C.
Lo scetticismo, tipicamente italico, legato alle dubbie capacità dei giocatori nipponici, sembrava ormai essere un ricordo, dopo la positiva esperienza di Hidetoshi Nakata, fantasista di fama internazionale e precocemente ritiratosi. Tuttavia il luogo comune ha ripreso il sopravvento quando Nagatomo si è presentato in Italia: grandi interrogativi e dissensi erano già sulla bocca di giornalisti e addetti ai lavori, pronti a sfociare in maniera ridondante, su rubriche, articoli e servizi televisivi.

La motivazione era più che mai fisiologica: l'Italia è infatti il paese dotato di un sistema difensivo di ferro, una predilezione tattica che ha nel "catenaccio" la sua forma più rappresentativa. Poteva dunque un ragazzo dal fisico minuto, che non arrivava al metro e settanta, ricoprire un ruolo difensivo, nel nostro paese, dove il gioco duro, ed estremamente tattico, rappresentano spesso la chiave della vittoria? Questa è la ben condivisibile interpretazione di Mario Sakamoto (corrispondente del quotidiano sportivo giapponese Sankei Sports news), giornalista molto vicino alle vicende di Nagatomo. Aggiungo poi, come aggravante, un secondo interrogativo, frutto del pensiero dell'opinionista (e del tifoso) medio: poteva un Giapponese, dunque un giocatore per antonomasia privo di tecnica, prendersi questa responsabilità? I dubbi sorti quando Nagatomo ha vestito la maglia numero 5 del Cesena, sono diventati veri e propri spauracchi quando il Nostro ha indossato la maglia numero 55 dell'Inter.

Personalmente, seguendo continuamente le partite dei Blue Samurai - la nazionale di calcio giapponese, avevo già notato il grande talento di Yuto. Un giocatore caparbio, capace di lottare con determinazione su ogni pallone, e dotato di buona tecnica (anche se non egregia come quella dei tanti fantasisti nipponici che svariano in fase offensiva), grandissima velocità e resistenza. Si tratta di doti che si addicono pienamente al ruolo di terzino, e hanno permesso a Yuto di condurre da protagonista, assieme ai suoi compagni, un dignitosissimo Campionato del Mondo in Sud Africa (dove la difesa giapponese ha incassato, su un totale di quattro partite,  solo due goal su azione: uno firmato dall’olandese Sneijder, e il secondo contro la Danimarca).

L’operazione di acquisto di Nagatomo ad opera del Cesena, nell’estate 2010, è stata la naturale conseguenza di questo percorso: il Giapponese ha giocato con grande continuità in Romagna, come terzino sinistro, risultando sempre o quasi tra i migliori in campo, e dimostrando di essere all’altezza della tanto severa Serie A.

In seguito ad un’altra missione, portata a termine con successo con la maglia dei Blue Samurai, ovvero la conquista della Coppa d’Asia 2011, dove il Nostro ha firmato l’assist della vittoria finale contro l’Australia, le capacità del piccolo samurai hanno suscitato l’interesse dell’Inter, che in chiusura di mercato si è assicurata le prestazioni del giocatore tramite la formula del prestito dal Cesena, in vista del girone di ritorno della Serie A, stagione 2010/2011. Questo è il recente passato di Yuto; il presente parla delle sue buonissime partite in maglia nerazzurra, sia in Campionato che in Coppa.

Si sente troppo spesso parlare di un trasferimento all’Inter dovuto all’influenza dell’allenatore Leonardo, che giocò nella J-League, e di strategiche mosse commerciali, al fine di promuovere l’immagine dell’Inter nel paese del Sol Levante.

Sono tematiche che non meritano, per quanto mi riguarda, ampio spazio; voglio invece descrivere, nelle righe rimanenti, la personalità del giocatore, un ragazzo semplice, uno studente come tanti, che ha amato il calcio e lo ha condiviso nell’ambiente scolastico e universitario, secondo l'abitudine tipicamente giapponese.

Nagatomo possiede innanzitutto un grande pregio, ossia il suo carattere: estremamente socievole, scherzoso, umile e determinato, ha suscitato, nonostante le ovvie difficoltà linguistiche, la simpatia dei grandi campioni con cui si è trovato a dividere i momenti di convivenza dentro e fuori dal campo. Un ragazzo che ha affrontato momenti difficili, sportivi e di salute, e problemi tipici dell’adolescenza, tanto comuni nella vita di tutti, ma che non sempre si riescono a superare con successo, soprattutto se non sostenuti da una situazione familiare idilliaca (come nel caso di Yuto).

Nagatomo è stato però sorretto da alcune certezze:

• un sistema scolastico all’altezza, formativo, dove l’amore per lo sport non si riduce, come in Italia, a due misere ore di educazione fisica settimanali, ma viene valorizzato, come interesse culturale;

l’intelligenza, quella propria (fu ammesso alla prestigiosa università Meiji per meriti scolastici, e non sportivi), e quella delle persone che lo hanno circondato, come il precedente tecnico della Nazionale giapponese Okada, e successivamente quella del nostro Zaccheroni, (attuale CT del Giappone), senza dimenticare l'abilità del vecchio allenatore Kamikawa, che ha spostato Nagatomo dal centrocampo alla fascia laterale, valorizzando così il potenziale del giocatore.

• la cultura sportiva con cui si concepisce il calcio in Giappone, che è ben diversa da quella italiana, (basti osservare l’atteggiamento dei tifosi in una qualsiasi partita della J-league, o l’amore e il rispetto per la Nazionale), e che si può apprezzare in maniera esplicita anche attraverso i mezzi comunicativi.

Nagatomo è dunque una persona che va stimata, per la sua educazione, che non risiede solo nei piedi, ma anche nei modi, per la semplicità e il lavoro con cui sta conquistando una maglia da titolare, mettendo in ogni partita, in ogni giocata, grande coraggio e cuore, ispirandosi al suo capitano, il senpai Zanetti. Nonostante le giocate dell’Inter non abbiano a mio parere sfruttato fino in fondo le capacità di Yuto, egli ha saputo conquistare progressivamente fiducia nei propri mezzi, stima dei compagni, dei giornalisti, della società e del presidente Moratti, ma soprattutto affetto da parte dei tanti tifosi (così come aveva fatto a Tokyo, dove accorsero in venticinquemila al suo addio, in vista della partenza per l’Italia).

Nagatomo è un ragazzo che si prodiga per migliorarsi continuamente (la filosofia del Kaizen), dal punto di vista atletico e morale, attraverso allenamenti supplementari ed estenuanti; un lavoratore che sta trasformando un sogno in realtà grazie all’entusiasmo, e al contempo con il sangue freddo di chi sa che le difficoltà sono sempre in agguato, prima fra tutte l’emozione di giocare con campioni che fino a poco tempo prima poteva ammirare solo in televisione; un idolo per i connazionali, recentemente martoriati dalle ben note catastrofi, ai quali vuole dare un sostegno concreto grazie al calcio, evidenziando grande generosità e senso di appartenenza.

Nagatomo rappresenta un esempio per il calcio, e lo specchio di un popolo che merita grande rispetto. La parola "senshu", che in Giapponese vuol dire "giocatore", e che molto spesso segue il nome proprio degli atleti, può ragionevolmente essere confusa, nel caso di Nagatomo, con "senshi", ossia "guerriero". Un guerriero che nutre grande rispetto per l'avversario, come ogni samurai, e pratica un gioco privo di scorrettezze (altro che gomitate alla de Rossi), senza mai dimenticare che la lotta sul campo è prima di tutto uno sport e un divertimento. Queste qualità hanno suscitato grande simpatia non solo tra i cultori del Giappone, come il sottoscritto, ma tra moltissimi Italiani: a Cesena, nella partita contro gli ex compagni di squadra, Nagatomo ha ricevuto un premio speciale, il Cavalluccio d'Argento, simbolo di Cesena, e frutto dell'ottimo rapporto che il Nipponico ha instaurato con la popolazione locale.

Personalmente, immagino l’esito di questa favola, che sarà sì lunga, ricca di soddisfazioni, e che meriterà, in quanto tale, un degno lieto fine: la fascia da capitano dell’Inter al braccio di Nagatomo-kun.

Fonti:


http://www.tuttocesena.it/?action=read&idnotizia=1495
http://www.asahi.com/english/TKY201007180325.html
http://grandebanzai.blogspot.com/2011/02/nagatomo-da-giovane.html
http://www.interistaweb.it/notizie/rassegna-stampa/17228/cesena---inter--nagatomo-e--diventato-anche-bello.html
www.fifa.com